Dopo la visita specialistica in carcere aveva scritto nel referto medico che non era necessaria una terapia cardiologica per un detenuto malato di cuore, sebbene dagli esami fosse ben evidente una sofferenza al cuore.
In questo modo avrebbe consentito che Riccardo Boccaletti, 35 anni e due figli, detenuto in regime di custodia cautelare nel carcere di Velletri, assumesse dei farmaci antipsicotici che “aumentano di almeno tre volte il rischio di morte improvvisa in pazienti che presentano patologie cardiache” e che ne hanno determinato la morte, avvenuta nel luglio del 2007.
Per Vincenzo Giglio, cardiologo dell’istituto penitenziario di Velletri, la procura di Velletri ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo. “Attendo con fiducia la decisione della magistratura” ha detto Giacomo Marini, avvocato della famiglia.
di Francesco Salvatore
La Repubblica, 8 giugno 2014
allora, che si fa?chi si prende queste responsabilità ?anche questi sono uomini. Ognuno di questi che muore per trascuratezza o meglio perché tutti lì se ne infischiano,è esattamente un omicidio di stato. Anche se fossero colpevoli veramente e, al 60% non lo sono, non andrebbe bene ugualmente questa situazione orripilante A che serve una detenzione fine a se stessa? Chi rieduca, chi fa crescere mentalmente e psico-fisicamente? Fa uscire tutti peggiori anche e soprattutto per le immani ingiustizie e/o orrori che ha subito e visto.
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