Carceri italiane “promosse”, ma con riserva… la grazia di Strasburgo non basta


CC SecondiglianoL’Italia è riuscita, almeno per ora, a sfangarla e non dovrà pagare nessuna multa per gli infiniti ricorsi dei detenuti che si trovano nelle nostre carceri, sovraffollate ed ai limiti della decenza.

La corte di Strasburgo ci ha graziati, avendo appurato che, seppur in minima parte, qualcosa è stato fatto. Il numero dei detenuti, ad esempio, è sceso di 7.000 mila unità rispetto a gennaio 2013.

Ora i “galeotti” sono 58.925, una cifra senza dubbio più accettabile, ma comunque ancora molto alta rispetto agli altri paesi europei. Alla scadenza dell’ultimatum della Cedu, dunque, l’Italia è riuscita in extremis a salvarsi in calcio d’angolo. Ed il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ha tirato un bel sospiro di sollievo, grazie anche soprattutto ai quattro decreti svuota carceri ed alla bocciatura della legge Fini-Giovanardi che hanno contribuito a diminuire il numero dei detenuti.

Si tratta però di una fiducia a tempo. Perché il problema non è risolto, ma semplicemente rimandato. Tra un anno esatto, a giugno del 2015, la corte di Strasburgo tornerà sulla questione delle carceri italiani e i risultati dovranno essere sicuramente più importanti. Trecentosessantacinque giorni che l’Italia avrà a disposizione per dimostrare all’Europa che la condizioni delle carceri, delle celle e dei detenuti è effettivamente migliorata.

Il Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria), che funziona sicuramente meglio da quando non è stato riconfermato il capo Giovanni Tamburino, ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti.

Proprio per questo, il Guardasigilli Orlando potrebbe decidere di non mettere più al vertice un magistrato, scegliendo piuttosto una figura manageriale.

Tutti contenti quindi? Macché. I primi a non essere soddisfatti sono naturalmente quei detenuti che continuano a vivere in condizioni pessime. In celle di tre metri quadrati, sporche, ai limiti della decenza.

Poi ci sono i radicali che, senza mezzi termini, hanno criticato il giudizio della Corte di Strasburgo e la soddisfazione dell’Italia per i risultati raggiunti. Risultati che, secondo il partito di Pannella, sono pari allo zero. “Fa inorridire la decisione di Strasburgo di non punire il nostro paese per le condizioni delle nostre carceri”, ha commentato Rita Bernardini (radicali). “Le condizioni inumane, dovute soprattutto al sovraffollamento e degradanti, o ci sono o non ci sono. La nostra Corte Costituzionale, nel 2013 aveva detto che questa situazione doveva cessare. Non di certo diminuire di così poco”.

Polemiche a parte, il problema carceri c’è e rimane. Basti pensare al continuo numero di suicidi sia di detenuti, ma anche delle guardie carcerarie. L’ultimo episodio si è verificato giovedì pomeriggio, dove un “secondino” si è tolto la vita sparandosi. Poi ancora alle condizioni igienico-sanitarie disastrose, alla mancanza di cure anche per i malati con patologie gravissime. Ai tossicodipendenti, allo sconforto, alla disperazione. Non basta diminuire il numero dei carcerati e poi esultare per essere riusciti a sfangare una condanna da parte della Corte di Strasburgo che sembrava certa, per ritenersi soddisfatti L’Italia ha un anno di tempo per dare una svolta. Questa volta per davvero.

di Paolo Signorelli

http://www.lultimaribattuta.it, 8 giugno 2014

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