L’Italia ha il record europeo di detenuti stranieri, sono 23.773 gli immigrati assicurati alle patrie galere nel 2012. Il costo globale della popolazione carceraria è di tre milioni di euro al giorno e pro-capite di 124 euro. Gli stranieri da soli pesano sulle tasche della collettività per più di un miliardo di euro l’anno.
I preoccupanti dati sono diffusi dal Consiglio d’Europa che segnala ancora la grave condizione delle carceri italiane, dove sono rinchiuse 66.271 persone a fronte di 45.568 posti disponibili. Il vergognoso 36% di “fuori quota” è già costato al nostro Paese la condanna della Corte di Giustizia europea.
Oltre un terzo della popolazione carceraria è straniero e il primato di sovraffollamento spetta alla Lombardia con 4.000 detenuti e al Veneto, dove nei 10 istituti penitenziari gli stranieri sono 2.000 e rappresentano il 60% dei carcerati: quasi il doppio della media nazionale.
“Ci cono 145 detenuti ogni 100 posti e peggio dell’Italia fa solo la Serbia con un rapporto di 160 a 100” commenta l’europarlamentare leghista Bizzotto. “L’unica strada per risparmiare risorse ed evitare il sovraffollamento degli istituti penitenziari è iniziare la politica di rimpatrio nei Paesi d’origine degli stranieri mediante la stipula di accordi bilaterali con Paesi come Marocco e Tunisia: tale strada è ritenuta percorribile anche dalla Ue”.
Inutile dire che con gli sbarchi di quest’estate la situazione diverrà insostenibile. Poiché prevenire è meglio che curare, è ora che l’Italia inizi una politica di respingimenti al largo delle coste dei Paesi di provenienza con o senza accordo bilaterale. Più che rimpatriare i carcerati è ora di respingere i clandestini, perché i costi insopportabili per lo Stato italiano iniziano quando gli immigrati mettono piede sul suolo italico.
Vere e proprie task force di medici e avvocati attendono a Lampedusa e dintorni le navi dal sud Mediterraneo per dare immediata assistenza sanitaria e legale ai clandestini, mentre un italiano che paga le tasse da 30 anni aspetta tre mesi per una tac. Nessuno vuole negare solidarietà a chicchessia, ma sarebbe bene che il concetto solidaristico ritrovasse un equilibrio tra connazionali e stranieri.
Dopo 20 anni di delirio catto-progressista che ha trattato l’italiano come un appestato e il clandestino come un Messia, potremmo permetterci anche di far funzionare meglio tribunali, ospedali e carceri italiani, se dessimo precedenza ai nostrani sugli stranieri. Molti delinquenti vengono preordinatamente a commettere reati in Italia, perché il nostro Paese è il bengodi dei furfanti. Possibile che costoro ci debbano costare un occhio della testa dietro le sbarre con record nel Lombardo-Veneto, dove gli imprenditori si suicidano a ripetizione per default economico delle imprese e del sistema sociale? Il problema non è più chi mangia la banana, ma di chi vogliamo salvare le chiappe.
di Matteo Mion
Libero, 20 maggio 2014